Il rigore del negativo che la cultura giapponese mi aveva comunicato attraverso il “Libro d’ombra” di Tanizaki e che nei Fiori Assenti trovava un’esaltazione positiva, di li a breve si trasforma in una denuncia verso la calunniosa interpretazione che la cultura occidentale del secondo dopoguerra ha fatto della poesia che accompagnava il pensiero spirituale dei giovani giapponesi che si immolavano per l’onore della patria e non per sete di vendetta, come in questo breve haiku: “Se solo potessimo cadere come i fiori del ciliegio in primavera”.