
Mostra Antologica 1981-2021
COMUNICATO STAMPA
Albano Morandi
qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto posso vedere,
eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia.
Opere 1981-2021
Prima tappa espositiva di un progetto triennale, nel contesto di
Una Generazione di Mezzo
Da un’idea di Albano Morandi
Coordinamento curatoriale di Ilaria Bignotti
Con la collaborazione di Camilla Remondina
SEDE: Palazzo Martinengo Cesaresco, via Musei 30, Brescia
PERIODO: dall’8 ottobre 2021 al 14 novembre 2023
ORARI: venerdì dalle 16 alle 19 – sabato e domenica dalle 10 alle 19
MOSTRE:
- Albano Morandi, 8 ottobre-14 novembre 2021, con contributi critici di Vera Canevazzi, Claudio Musso
- Armida Gandini e Gabriele Picco, 2022
- Maurizio Donzelli e Paola Pezzi, 2023
Ogni mostra sarà accompagnata dai contributi di critici d’arte italiani, selezionati da Ilaria Bignotti, che porteranno un valore aggiunto al progetto, contribuendo a far conoscere in modo esteso la ricerca artistica bresciana nel nostro Paese.
La grande mostra antologica dedicata alla vita e alla ricerca di Albano Morandi (Salò, 1958) intende essere, a quarant’anni dall’avvio della sua indagine artistica, non solo un momento importante per osservare l’evoluzione del linguaggio, la stratificazione della materia, e la coerenza, pur nella variazione delle forme e dei risultati estitici, del messaggio e della poetica dell’artista; ma apre le danze ad un progetto espositivo triennale che sceglie Palazzo Martinengo Cesaresco a Brescia, luogo da sempre vocato alla presentazione di artisti bresciani che si sono particolarmente messi in evidenza nel panorama artistico anche nazionale e internazionale, per confrontare le indagini di cinque personalità artistiche bresciane, la cui ricerca ha letteralmente attraversato i due secoli, continuando tutt’oggi a produrre opere di peculiare interesse che bene evidenziano le direzioni e il senso del lavoro artistico di una vera e propria “generazione di mezzo”.
Albano Morandi e Maurizio Donzelli nascono nel 1958; Armida Gandini e Paola Pezzi rispettivamente nel 1968 e nel 1963; Gabriele Picco nel 1974.
Le loro date di nascita si collocano in quattro momenti storicamente cruciali del XX secolo – dal cosiddetto disgelo della Guerra Fredda al boom economico, dal Sessantotto agli anni di Piombo – momenti cui corrispondono i nuovi linguaggi della contemporaneità: alla fine degli anni Cinquanta l’Informale viene spazzato via dalla Monochrome Malerei e Lucio Fontana distrugge le ultime propaggini della tradizione: taglia la tela, o la prende a pugnalate; nei primi anni Sessanta si avviano le grandi sperimentazioni “pop” e “op” alle quali segue l’Arte Povera; gli anni Settanta, il 1974 in particolar modo, tengono a battesimo la Body Art e l’arte concettuale con la narrative art diventano il nuovo laboratorio dove le idee e il processo contano più del risultato.
I cinque artisti bresciani nascono in questi momenti laboratoriali e nelle loro opere la carica eversiva e spiazzante, unita alla volontà di porsi da outsider rispetto alle convenzionali categorie della storia e della critica d’arte, li accomuna e stringe, seppur nella differente direzione linguistica che ciascuno intraprende e persegue nel tempo con coerenza e impegno.
Dagli anni Ottanta (Morandi e Donzelli ) al decennio successivo (Gandini, Pezzi) al nuovo millennio (Picco), i nostri cinque artisti bresciani hanno nel tempo dimostrato una straordinaria vitalità e produttività, dialogando con le vicende artistiche nazionali e internazionali, senza mai perdere quel proprio nucleo generativo e assolutamente riconoscibile che sin dalle prime battute è rimasto intatto, custode di una identità linguistica e iconica che costituisce, anche e soprattutto, il valore primo di ciascuno di loro.
Il percorso espositivo dedicato alla ricerca di Albano Morandi
Negli ambienti di Palazzo Martinengo Cesaresco la mostra antologica dedicata ad Albano Morandi propone un percorso che sala dopo sala presenta l’intero ciclo della sua ricerca, mescolando le opere degli anni Settanta, dove l’artista sperimentava sulla carta di riso e su altri supporti cartacei la persistenza del colore, trovando segni e percorsi di immagini nelle pieghe e nelle usure del gesto, a quelle realizzate tra la fine del decennio e gli anni Settanta – i Fiori Assenti, i Formichieri Trampolieri, i Kamikaze – lavori che sin dai nomi attribuiti dall’artisa evidenziano il lavoro compiuto dall’artista, attraverso gli impasti pittorici, tra emersione e latenza dell’immagine.
A queste opere, alcune delle quali scultoree che punteggiano lo spazio, si accompagnano le grandi variazioni dei Gesti quotidiani, che rappresenta il ciclo più longevo dell’opera di Morandi, declinato dal 1996 fino a oggi con diversi soggetti, supporti e tecniche: da ready-made poco modificati a oggetti ricoperti di sgargianti nastri adesivi o tessuti, da elementi della memoria collettiva a veri e propri omaggi ad artisti e letterati cari all’autore.
Una grande installazione site-specific, formata da elementi geomtrici e da grigie cromatiche, campeggia nel percorso espositivo e dialoga, idealmente, con numerosi disegni, schizzi e progetti dell’artista che sarà possibile scoprire anche sulla pubblicazione edita da Skira, grazie alla collaborazione con Fondazione Brescia Musei, pubblicata per l’occasione quale primo volume di una serie di monografie rivolte, nel corso del triennio, ai cinque artisti del progetto Generazione di Mezzo.
In questo senso, la mostra dedicata ad Albano Morandi è manifesto dell’intero progetto triennale, e bene avvia la lettura critica e il display delle altre esposizioni dedicate, nel 2022, a Armida Gandini e Gabriele Picco, per concludersi nel 2023 con Paola Pezzi e Maurizio Donzelli.
Note biografiche dell’artista
Nasce a Salò l’8 ottobre 1958, vive e lavora tra Brescia e Puegnago del Garda; ha insegnato per oltre quindici anni Scenografia e pittura all’Accademia Cignaroli di Verona all’Accademia SantaGiulia e alla Laba (Libera Accademia di Belle Arti) a Brescia. La sua ricerca è un compendio di belle arti, teatro, musica e letteratura; è proprio questo concetto ad averlo spinto ad intraprendere gli studi e a diplomarsi in Scenografia, in quanto somma di queste Arti, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma sotto la guida di Toti Scialoja e di Alberto Boatto. Dopo alcune collettive dei primissimi anni Ottanta, per la sua prima mostra personale del 1984 al Centro d’Arte Santelmo di Salò, Morandi espone le sue Carte di riso (1980-1982) ed il ciclo Porta delle stelle (1983-1986), il quale dà il titolo all’esposizione ed a cui seguono, pochi anni più tardi, i Formichieri Trampolieri (1986-1990) opere inedite presentate per la prima volta in occasione della XI Quadriennale di Roma del 1986, i Paesaggi allicinati (1988-1989) quale omaggio a Osvaldo Licini e i Fiori assenti (1990-1997). Riprendendo i cicli degli anni Ottanta e, in particolar modo, i Cieli estranei (1983-1988), nella prima metà degli anni Novanta hanno origine i Kamikaze (1994). Negli stessi anni espone le sue prime grandi installazioni quali Se solo potessimo cadere (1994) e Officium (1996) realizzata per la sua personale alla XII Quadriennale di Roma. Nel 2000 vince il 1° Premio ex aequo del 40^ Premio Suzzara, a cui partecipa anche nel 1993 e nel 2008. Nel 2007 prende parte alla collettiva Joseph Beuys difesa della natura, uno degli eventi collaterali della 52^ Biennale di Venezia. Alla sua trentennale ricerca, nel 2011, vengono dedicate contemporaneamente sei personali racchiuse sotto il progetto PICTURES AT AN EXHIBITION, nonostante rappresentino ognuna diverse tipologie di opere. Le mostre sono dislocate tra Brescia e Milano: all’Ex Chiesa dei SS. Pietro e Marcellino della Caserma Goito, all’Ex Caserma Serafino Gnutti, alla Galleria delle Battaglie, all’Associazione Culturale Maurer Zilioli Contemporary Art, al Ken Damy Visual Art e a Spazio Temporaneo. Nel corso degli anni, Morandi utilizza l’installazione site-specific come mezzo per esporre e valorizzare i propri lavori, ma anche quale parte integrante di essi; ne sono un esempio l’istallazione Song for Stella esposta alla Galleria Maurizio Corraini di Mantova nel 2012, riallestita l’anno seguente al 121+ Corraini di Milano, e quella realizzata per la collettiva (DIS)APPUNTI al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nel 2015, caratterizzate, nel primo caso, da un marcato intervento pittorico che conferisce all’opera un particolare aspetto giocoso e, nel secondo caso, da un rigore geometrico dato da righe orizzontali e verticali. All’artista sono state dedicate diverse mostre itineranti come Manifesto per un Dadaismo ludico esposta a Spazio Temporaneo (Milano) e al Centro Civico Calcinatello (Calcinato) nel 2006 e al Victoria Art Center (Bucarest) nel 2017, Immagini rubate a memoria allestita nel 2017 alla Galleria Milano (Milano) e l’anno seguente alla Galleria Niart (Ravenna) e Il partito preso delle cose portata la prima volta a Palazzo Bertazzoli (Bagnolo Mella) nel 2018 e successivamente trasferita a Palazzo della Corgna (Città della Pieve) nel 2019. Nel 2017 alla Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda viene realizzata la prima antologica dedicata alla quasi quarantennale ricerca dell’artista.
Le sue opere fanno parte di diverse collezioni pubbliche, quali: Banca Credito Italiano, Milano; Banca Nazionale del Lavoro, Roma; Civica Raccolta del Disegno, Salò; Galleria D’Arte Contemporanea, Bologna; Kunstforum della Bassa Atesina, Egna; Orto Botanico dell’Università degli Studi, Palermo; Raccolta del Disegno Contemporaneo, Galleria Civica, Modena; Stadtische Kunsthalle, Mannheim; The Drawing Center, New York.
Fino al 2021 è stato Responsabile del Servizio Specialistico Arte Contemporanea del Comune di Brescia ed attualmente è Direttore Artistico della Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda. Nel 2003 ha ideato Meccaniche della Meraviglia di cui è tuttora regista e curatore, un’annuale rassegna d’arte contemporanea – giunta oggi, nel 2021, alla sua quindicesima edizione – volta a far conoscere e valorizzare luoghi poco conosciuti ma significativi del bresciano, attraverso percorsi di mostre d’arte contemporanea dislocate sul territorio. Vive e lavora a Raffa di Puegnago del Garda.
Breve biografia di Ilaria Bignotti, coordinamento curatoriale dell’intero progetto
Nata a Brescia nel gennaio 1979, Ilaria Bignotti è Dottore di ricerca in Teorie e Storia delle Arti e curatrice indipendente. Si occupa di archivi d’artista e cura progetti dedicati all’arte contemporanea, con una specializzazione che si estende dalla fine degli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta del XX secolo. Tra i principali ambiti di indagine lo Spazialismo e la ricerca monocroma, analitica e concettuale, le relazioni artistiche e culturali tra Paesi balcanici e Italia; la resilienza nell’arte contemporanea attuale e in questa direzione il rapporto tra opera, ambiente, pubblico.
Dal 2013 è Curatrice scientifica dell’Associazione Archivio Paolo Scheggi, Milano.
Dal 2015 è Direttrice scientifica del Francesca Pasquali Archive, Bologna.
Dal 2016 è Responsabile Progetti Speciali e Curatrice scientifica dell’Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi, Milano.
Dal 2003 a oggi ha ideato, organizzato e curato progetti espositivi internazionali lavorando anche per estesi periodi e continuativamente con Musei, Istituzioni e Fondazioni.
É inoltre Visiting Professor presso sedi accreditate universitarie e museali italiane e internazionali.
È nel Comitato scientifico del “MoRE Museum-museum for refused and unrealised art projects”, museo online volto alla individuazione, alla raccolta, alla catalogazione e alla digitalizzazione di progetti artistici rifiutati o non realizzati del XX e XXI secolo.
É Perito in arte moderna e contemporanea.
Dal 2003 a oggi, ha pubblicato oltre un centinaio di libri, tra i quali cataloghi d’arte moderna e contemporanea in occasione delle mostre curate, ha scritto diversi saggi e contributi in monografie scientifiche e cataloghi ragionati.
La mostra è stata realizzata grazie al supporto e alla collaborazione di: