
Albano Morandi mostra antologica 1980-2017
Inaugurazione: Domenica 06 Agosto 2017
Sede espositiva: Palazzo Leonesia
Periodo espositivo: da 06 agosto – 08 settembre 2017
Orari della Galleria: dalle ore 10,00 alle 12,00 e dalle 18,00 alle 21,00
Albano Morandi. LATENTE
Di Ilaria Bignotti
Tutta la ricerca di Albano Morandi credo possa essere letta attraverso la condizione, che si traduce in pratica e metodologia creativa, di latenza: le sue opere, che siano un singolo lavoro autonomamente conchiuso, o installazioni ambientali di diverse dimensioni – e invasioni – dello spazio, o cicli di immagini in dialogo a partire da un tema che si moltiplica in “enne” variazioni, sempre scaturiscono da, e conducono a, un processo di apparizione mai risolta, rivelamento mai definitivo, riconoscimento mai dichiarato.
Latente, lo dice la parola stessa, indica un’azione ancora in fieri: il suo padre etimologico, il verbo latino “latere”, suggerisce qualcosa che sta nascosto, ma potrebbe affiorare; che si trova al di sotto, ma in qualche modo emerge; qualcosa che turba, disturba, sovverte pur restando in uno stato di tensione potenziale, di quiete vagamente inquietante.
Ossimoricamente, latente è ciò che appare nascondendosi: potrebbe palesarsi al nostro sguardo, potrebbe restare per sempre confinato in una zona di in-between tra la visione e l’inconscio.
La pratica del surrealismo, come continua sedimentazione, emersione, e provocazione dell’immagine che a diversi livelli suggestiona, ispira, sprona l’occhio-mente del riguardante, gli appartiene e si fonde con quel dadaismo sospeso, mai aggressivo ma fortemente sollecitante, che tutte le sue opere di fatto contengono, dalla loro genesi alla loro composizione e relazione con il pubblico. Forse per questo motivo l’artista elabora un Manifesto, inteso come testo e progetto espositivo che dichiari con programmatica chiarezza la posizione assunta; e subito ne contraddice gli intenti, definendolo “per un dadaismo ludico lirico”1.
Osserviamo le opere di Morandi, oggi esposte a Bucarest, nella sede di Victoria Art – Center for Contemporary Cultural Production.
Song for Stella è un’ampia installazione che, a prima vista, coinvolge il riguardante in un godimento estetico: le ritmie cromatiche, i diversi aggettamenti e le emergenze sculturali dei vari elementi compositivi, il gioco tra pieno e vuoto, la tessitura del supporto a colpi di interventi plastici, ci invitano a riflettere sul dialogo latente tra Morandi e Frank Stella, poeta di un’astrazione rigorosa, che Morandi sente però pronta a scivolare “dall’hard al soft edge”, traducendola in una disseminazione di elementi che punteggiano e misurano, a colpi immaginifici, lo spazio.
Altrove, opere di maggiori dimensioni e in sé conchiuse, accolgono stratificazioni di corpi visuali provenienti da altre narrazioni culturali, da tempi diversi, in una possibile ricongiunzione linguistica e sensoriale-emotiva di lacerti trovati, tra le pieghe di una strada, o nell’incontro con amici e maestri, artisti e poeti.
In questa alchemica, osmotica composizione affettiva sul tavolo anatomico della pittura, Morandi esaspera quel principio di latenza delle immagini – che ancora non vediamo, ma che sono lì, pronte a uscire al nostro sguardo interiore – e dei legami – che ancora non riconosciamo pienamente, ma in qualche modo avvertiamo, come perturbanti presenze sotterranee – che in un’unica, altra parola, potremmo definire affinità visuali, poetiche, empatiche tra gli oggetti trovati dall’occhio prensile dell’artista.
Vicino alle pratiche surrealiste, nel tentativo di dichiarare una rinnovata libertà e liberazione dell’uomo di trovare personali, incalzanti legami inconsci tra i fatti e le cose del mondo, Albano Morandi pratica una flânerie creativa che non si pone né un punto di partenza, né un approdo definitivo.
La sua opera stessa, prima ancora che la nostra visione di essa, necessita di una metodologia di latenza: l’artista infatti dichiara per primo che la sua ricerca nasce sempre da oggetti, singoli o numerosi, trovati o recuperati, con i quali insomma sia scattato un rapporto empatico, di inconscio riconoscimento e improvvisa prossimità. Da qui anche la durata diversa, l’estensione maggiore o minore, dei vari cicli di opere, così come la loro diversa dimensione, frammentazione o condensazione. Un ciclo finisce quando gli elementi di partenza, che hanno scatenato la latenza creativa dell’artista, finiscono: ci sarebbe allora da analizzare il concetto di tempo, come durata e slancio creativo, inizio e fine del procedimento, processo di riconoscimento e scoperta, elaborazione e trasformazione dell’opera. Flâneur per scelta, Morandi accetta le conseguenze di questo inquieto accadere dell’opera.